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I cinesi hanno qualche problema nel tutelare la sicurezza e l’affidabilità dei loro prodotti, non è una novità. Solo negli ultimi anni, riferisce The Economistnessun settore è stato risparmiato: dai preservativi scaduti alla carne avariata, senza pensare al latte in polvere contaminato che ha ucciso 4 bambini e ne ha portati più di 50.000 in ospedale.

Mestruazioni e assorbenti contraffatti

A fine ottobre 2016 la polizia ha arrestato due uomini a Nanchang, nella provincia meridionale dello Jiangxi, con l’accusa di aver prodotto oltre 10 milioni di assorbenti nel 2013 non rispettando alcuno standard igienico, per poi impacchettarli e rivenderli con le etichette di brand famosi.  Trattandosi della Cina i numeri sono ovviamente enormi, e non stupisce il fatto che tutto ciò sia emerso solo tre anni dopo, perché la maggior parte di questi assorbenti sono stati venduti a piccoli negozi nelle campagne.

In Cina le donne iniziano ad essere molto attente alla qualità dei loro assorbenti, pur essendo lontanissime da percorsi di consapevolezza che comprendano metodi alternativi come le coppette mestruali. Non è un caso che gli assorbenti rientrino nei beni acquistati durante i viaggi turistici, esattamente come le borse di design o le tavolette del WC giapponesi – un bene altrettanto ricercato.

Per lo stato, la colpa è delle donne cinesi

Il governo cinese sembra non essersi curato dello scandalo, arrivando persino a sminuire l’evento e a tacciare di allarmismo chi esprimeva la sua preoccupazione per l’accaduto.

Il “Quotidiano del Popolo”, principale portavoce del Partito Comunista, ha persino scritto un articolo dal titolo “Le ragazze, dopo tutti questi anni, sono davvero capaci di usare correttamente gli assorbenti?”

Ancora una volta, la colpa ricade sulle donne. Una blogger scrive, angosciata: ” Non dobbiamo fare attenzione solo più ai medicinali contraffatti e all’olio di scolo delle aziende che viene riciclato dai ristoranti: adesso dobbiamo anche imparare a distinguere gli odori e la forma degli assorbenti per capire se sono falsi”.

Ricordiamo che in Cina, come in molti altri luoghi in Asia, il sangue mestruale è visto come qualcosa di sporco. Le ragazze cinesi non ricevono nessuna educazione riguardo le mestruazioni e gli assorbenti si trovano di solito nell’angolo più nascosto dei supermercati. Inoltre, la maggior parte delle donne utilizza ancora gli assorbenti usa e getta – i tamponi sono quasi sconosciuti, per non parlare della coppetta mestruale.

 

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Tamponi, questi sconosciuti.

Gli assorbenti interni sono costosi e difficili da trovare: per lo più sono importati, e vi sono solo due marche cinesi che li producono. La maggior parte delle farmacie e dei supermercati, inoltre, non li tiene in stock, rendendo di fatto molto difficile la reperibilità quotidiana.

Non è un caso che solo il 2% delle donne cinesi usi i tamponi, rispetto a circa il 70% degli americane, secondo un sondaggio condotto nel 2015 da Cotton Incorporated. Più di un terzo delle donne cinesi non ha mai nemmeno sentito parlare degli assorbenti interni.

La medicina cinese, inoltre, è anche molto influente, anche se solo a livello inconscio: l’attenzione per i trattamenti non invasivi aumentano il disagio all’idea stessa di inserire un oggetto estraneo nel corpo per più ore. Non per nulla, nonostante il superamento culturale della “rottura dell’imene” il tampone è sconsigliato sopratutto per le ragazze giovani, ancora in crescita.

Per fortuna, le cose stanno iniziando a cambiare anche in Cina: l’esempio migliore è forse quello della nuotatrice Fu Yuanhui, di cui abbiamo già parlato in occasione delle Olimpiadi di Rio de Janeiro, che parlò in diretta mondiale del suo ciclo. Il pericolo dei prodotti contraffatti, tuttavia, non riguarda solo la Cina. Grazie a siti come Aliexpress, infatti, sono sempre più diffuse anche le coppette mestruali, prodotte il più delle volte senza alcun certificato di igiene e non a norma con la regolamentazione europea. Il prezzo irrisorio di queste coppette attira molte consumatrici occidentali, ma siamo sicure che i soldi risparmiati non finiscano poi in medicine per curare infiammazioni e dermatiti? Il problema, insomma, non è solo delle giovani donne cinesi…